Su di me

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Stamattina mi sono svegliata seguendo tutti i miei rituali: ho indossato il kimono di seta bianca giapponese, ho acceso una sigaretta e ho bevuto succo d'arancia di pessima qualità nella coppa da champagne - volgare lo champagne, ma le coppe che chic!  

Ho pensato che mi piacerebbe essere una persona più sfrontata, quasi sfacciata, sicuramente meno educata. Poi ho passato in rassegna tutte le mie contraddizioni e mi sono stesa sul divano di velluto rosso.  

Mi chiamo Giulia Loreti De Paolis. La fortuna - intesa proprio come sorte - ha fatto sì che nascessi con due cognomi, il che - diciamolo pure - mi dona un allure tutto mio e che ci tengo ogni volta a far notare. 

Mi piacciono i gioielli - non i diamanti - i guanti di seta e le piume. Non mi piacciono invece le persone sgraziate, preferisco quelle trasandate.  

Nonostante la mia passione sfrenata per le assurdità, all'esterno appaio sempre molto austera. Ho il collo lungo e la fisionomia di una tartaruga - o di un cigno, dipende dai punti di vista.  

Nella vita avrei voluto fare la musa, ma non credo di esserne portata. Solitamente una musa è una persona inconsapevole, ingenua e totalmente affascinante nella sua superficialità naïf. Una musa è elegante per natura senza rendersene conto, io invece non sono nata elegante, la mia è tutta una questione di disciplina esasperata.  

C'è un non so che di bizzarro in me, ad esempio io credo tantissimo nel cattivo gusto. 

Credo anche nel buon senso e nella manicure una volta alla settimana, ma il cattivo gusto è il mio credo numero uno. 

Non credo invece nella poca attenzione, molto diversa dalla superficialità, e non credo nemmeno nell'armocromia, quella è per chi non ha il senso dell'estetica - eppure il cattivo gusto rimane la quintessenza degli stimoli. 

Ho ricevuto un'educazione severa, incentrata sul rigore, l’ordine e la psicosi. 

Mamma Peyton è sempre stata piuttosto brutale e mi ha insegnato cose utilissime, come che se non indossi il nero con il blu sei una cafona, se abbini borsa e scarpe sei una screanzata, e che se in inverno indossi il mocassino senza calzino sei veramente una villana.  

Eppure io sono sempre stata così, affascinata dalla stravaganza e dagli eccessi, dalla singolarità e dallo snobismo. Tutto così kitsch e al tempo stesso tremendamente chic, proprio come il mio portasigarette in coccodrillo degli anni ‘50. 

Dopo tutto questo inutile blaterare ho ricordato di non avere il plum-cake per la colazione.  

Ho lasciato la coppa con un dito di succo perché mi piace vedere i residui di colore nel cristallo. 

Poi sono uscita, così, in veste da camera e con la sigaretta accesa ancora in bocca. 


Illustrazione a cura di Francesca Caserta

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Il compendio dello chic