Il compendio dello chic, parte tre

Una donna chic si prepara al Natale come un monaco buddista confinato sulle catene dell’Himalaya si prepara alla Cham Dance. Con un rituale degno della più antica setta religiosa, inizia la sua vestizione al manifestarsi della prima luce antimeridiana, aspergendo drammatico fascino come fosse acqua benedetta e srotolando un paio di guanti in seta blu pavone su un vassoio in vermeil. Poi, nella sua bolla di assoluta alienazione, li ignorerà fino al fatidico istante in cui sarà costretta a zampillare fuori dal suo palazzo topaia. Fingerà quindi la presenza di un gran ciambellano che - solo a fine toilette - le porgerà onori e gingilli dimenticati su una tavola imbandita di immodestia e vanità. 

Una donna chic mostra una pittoresca devozione nei confronti del folclore. Debutta in salotto alla vigilia di Natale solo a fine rendez-vous, evitando gli agghiaccianti pestapiedi da buffet e ringraziando i suoi ospiti per la cordiale e poco sentita - e per questo piacevolissima - presenza. Causa di trauma psichico per tutti i commensali, si accomoderà a tavola dopo averli congedati, brindando in solitaria tra briciole di pane secco e salviette imbevute di rossetto. Dopotutto, niente al mondo stuzzica la sua immaginazione più di un’infinità quantità di oggetti che hanno assistito al passaggio di una moltitudine di personalità. Con i calici che sussurrano adulterio e l’intonsa torta a forma di acconciatura di ostie consacrate, deduce spudoratamente che anche stavolta qualcuno ha portato in dono un gâteau di poco gradimento. Perché si sa, non c’è festa che si rispetti senza la presenza di uno sciagurato ospite donatore di un terribile dessert che non rallegrerebbe nemmeno gli avidi palati di una Chimera.

Una donna chic a Natale non indossa abiti rossi. Riserva colori regi e imperiali alla sua quotidianità, prediligendo in questo caso una tonalità nero di Spagna. Colore lampante e avveniristico, il nero le dona iridescenza e sfavillio. 

Una donna chic a Natale non dissemina la casa di vischio. Lascia intravedere dalle finestre della sua residenza solo una penetrante luce dorata e una Regina della Notte - unico fiore perfettamente in grado di interpretare la sua indole incantatrice e surreale, contrastando una volta per tutte le terrificanti lucine giallo chartreuse dei suoi confinanti. Sa perfettamente che l’eleganza è un mistero che si svela per enigmi e che il cattivo gusto, al contrario, si pavoneggia sfacciato e inverecondo. 

Eppure, una donna chic attende sempre il Natale come una chiromante attende la Luna piena: con un incomprensibile frenesia. Sa che anche quest’anno nessuno le farà dono di un anello portaveleno, malgrado ciò, concederà indulgenze crogiolandosi alla vista frequente di individui ingegnosi nel raffigurare disarmonia e mostruosità. Crede nell’abilità - a lei sconosciuta - del saper rendere brutte le cose. Il cattivo gusto è, dopotutto, la sua più stimolante e corroborante fonte d’ispirazione. Che chic!


Illustrazione a cura di Francesca Caserta

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